Certe notti sono veramente particolari, di solito si parla di notti importanti e spesso insonni prima di un grande giorno.
In questa giornata l’evento tanto atteso è avvenuto di notte, una di quelle che Fabrizio difficilmente dimenticherà.
Una notte alla quale, in questi anni, avrà pensato come ad un sogno in un cassetto, ad una vetta difficile da raggiungere.
E invece il giorno dei giorni, da vivere fino in fondo, è arrivato con una notte magica inseguendo… anzi rimanendo sempre in linea con il penultimo, per l’esordio nel massimo campionato… la Serie A!
Partiamo con ordine, come sei arrivato in Serie A, come è iniziata la tua avventura all’interno dell’AIA?
Mi sono avvicinato all’arbitraggio per caso, come capita a molti di noi. Alcuni miei compagni di scuola avevano da poco frequentato il corso arbitri. La cosa mi ha incuriosito e ho deciso di provarci anche io. Non potevo immaginare che stava per iniziare uno dei percorsi più belli ed avvincenti della mia vita. Un percorso che mi ha portato a confrontarmi con me stesso e con i miei limiti. Una storia che è iniziata nei campi di periferia e che poi, negli anni, mi ha consentito di girare l’Italia in lungo e in largo, di stringere amicizie sincere e poi, qualche giorno fa, di raggiungere quello che è davvero un sogno: la Serie A.
Che cosa ti porti dentro dopo l’esordio in Serie A?
L’esordio in Serie A è un momento unico. Nei giorni che precedono la gara ripercorri le tappe che ti hanno portato fino a lì e ti rendi conto del grande sforzo compiuto. Poi quando entri in campo non pensi più a nulla se non alla gara. Per me è stato molto divertente, quando la gara è finita ero quasi dispiaciuto, avrei voluto che durasse di più.
Per arrivare al vertice bisogna affrontare una scalata e non sempre va tutto come ce lo aspettiamo. Come si fa a reagire dinanzi ad una sconfitta?
Arrivare in Serie A significa affrontare molte difficoltà, io ho cominciato ad arbitrare quando ero ancora un ragazzino e sono cresciuto insieme all’arbitraggio, che è una straordinaria palestra di vita. Serve tanta tenacia, bisogna essere equilibrati, evitare di esaltarsi se le cose vanno bene e non demoralizzarsi quando si sbaglia. È una gara di resistenza, arriva chi riesce, negli anni, ad essere costante nel mantenere un rendimento elevato. Serve tanta testa ed è indispensabile avere introno a sé persone che ti sostengono, sotto tutti i punti di vista.
Oltre al campo c’è un’associazione, tra l’altro tu sei il Presidente della Sezione di Ancona, in questo periodo stanno iniziando i corsi per diventare arbitri: cosa significa essere un arbitro e qual è il percorso?
Aver raggiunto questo obiettivo mentre sono Presidente di Sezione ha aggiunto valore a questa tappa. Ho davvero sentito di rappresentare non solo me stesso ma tutta la Sezione. Questo crea gioia ma anche responsabilità. Sono partiti i nuovi corsi arbitri e mi sento davvero di consigliare a tutti i giovani di avvicinarsi a questo sport, non tanto per provare ad arrivare in Serie A, quanto piuttosto per misurarsi con se stessi, imparare a gestire lo stress, acquisire la capacità di prendere decisioni. Sono cose che poi ti aiutano anche nella vita di tutti i giorni.
Matteo Varagona