Ho sempre pensato che lo sport abbattesse le divisioni: alle elementari nell’ora di ginnastica ci si toglieva il grembiule, niente più blu né rosa perché al momento di fare le squadre non si guardava se eri M o F. Ancora ricordo il rimprovero subito perché dopo una sconfitta, ne ero responsabile dinanzi a tutta la squadra non solo perché capitano bensì in quanto da capitano non avevo scelto Giulia per la nostra squadra.
Se lo sport è così forte, ho pensato che il mio sport preferito, il calcio, essendo uno dei più praticati nel nostro territorio, dovesse essere all’avanguardia su questo aspetto e difatti, sempre a scuola, giocare a calcio insieme a: Monica, Martina e Giulia era perfettamente normale e nessuno pensava “Anche se sono ragazze sono più forti di alcuni di noi maschi”.
Crescendo non è stato sempre così, anzi ci siamo abituati all’idea che il calcio sia uno sport maschile. Se è considerato normale la divisione maschile e femminile in sport come: pallavolo, pallacanestro, atletica… per il calcio c’è: il calcio e poi quello femminile.
Un calcio considerato da molti diverso troppo, al punto che se una calciatrice è più forte delle altre viene definita un “maschiaccio” come se non si potesse essere forti senza, allo stesso tempo, far venire meno i caratteri dell’essere una donna.
Il nostro calcio si sa non gode di perfetta salute, uno dei problemi che sono emersi con maggiore criticità in questa stagione è quello della mancanza degli arbitri.
Una cosa che non si può non notare è la differenza di numeri, le ragazze che vogliono prendere in mano i cartellini sono in netta minoranza rispetto ai ragazzi.
Questo divario non può trovare giustificazione nel classico pregiudizio che alle donne non piaccia il gioco del calcio. La realtà è che purtroppo il mondo del calcio, non sempre, sembra essere pronto ad accogliere persone che amano questo sport se di sesso femminile.
Era qualche hanno fa quando girava una pubblicità in cui 6 calciatori di una squadra di Serie A stavano guardando una partita insieme e capita un episodio regolamentare che fa schierare i calciatori a metà: chi la pensa in un modo e chi in un altro. Entra poi in campo un arbitro che spiega come va risolta la questione, episodio chiarito e tutti contenti.
Nella realtà purtroppo non è sempre così, vai a vedere la partita al bar e capita un episodio particolare di cui i più non sono a conoscenza di quale sia la risoluzione fornita dal regolamento del gioco del calcio. Entra in scena F, arbitro, che spiega come in realtà la decisione assunta dal collega sul terreno sia quella corretta. La risposta è però netta: “Ma che ne vuoi sapere tu che sei una donna.”
(Anche nel caso della pubblicità l’arbitro coinvolto era una donna).
Sarebbe bello poter abbattere definitivamente questi pregiudizi, in parte sembra che ci si stia evolvendo positivamente: vedere donne nel ruolo di arbitri e assistenti nei campionati regionali sta diventando una cosa comune.
Ricordo un’intervista di S, oggi dirigente, alla rivista L’Arbitro in cui diceva che sentiva l’allenatore dire ai suoi ragazzi prima della partita: “Oggi l’arbitro è una donna perciò niente fuorigioco”, per poi invertire la rotta durante l’intervallo: “è brava, giochiamo come sempre”.
Sì perché non bisogna dimenticare la professionalità e la passione che vengono impiegate in questo ruolo indipendentemente dal fatto che ad indossare la divisa ci sia una donna o un uomo.
Sicuramente essere donna ed essere arbitro non è facile, c’è un gap fisico di partenza che però grazie alla grande costanza, forza ed impegno dimostrato in allenamento viene prontamente colmato. Non è facile perché quando arrivi allo stadio e magari hai gli assistenti ufficiali non hai modo di fare squadra all’interno dello spogliatoio.
No, non deve essere sicuramente facile ma lo fanno con grande passione e NESSUNO ha il diritto di negare loro di continuare a sognare, perché loro hanno imparato a sognare e di certo non hanno alcuna voglia di smettere.
Leggendo sui social si dice che oggi non bisogna fare gli auguri perché non è la Festa della Donna bensì è la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna.
Beh io un augurio lo voglio fare. Voglio augurarmi che non serva più dover ricordare che le donne hanno gli stessi diritti degli uomini ma che questi gli vengano concretamente riconosciuti in ogni ambito.
Auguri a tutte le calciatrici perché possano raggiungere i traguardi che si sono prefissati
Auguri a tutte le donne che sognano di poter fare l’arbitro
Auguri a tutte le donne che sono già arbitri e sognano la loro prima gara
Auguri a tutte le donne che sognano affinché riescano a realizzarli, con la fierezza di essere DONNE!
Abbiate cura di splendere
Siate tutto quello che desiderate
Matteo Varagona