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A.I.A. Ancona

Associazione Italiana Arbitri - Sez. di Ancona

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La Sezione Siamo Noi | Gabriele Scipione

22 Aprile 2022 da A.I.A. Ancona

Il Benemerito di oggi ha 48 anni di tessera, è stato membro del CDS per diversi anni, OT sezionale e vanta nel suo palmares un premio Barcaccia e un premio Criminesi.

Ciao Gabriele, come prima cosa volevamo sapere come ti sei avvicinato all’arbitraggio?
Giocavo a calcio, ma non ero particolarmente forte, avevo iniziato a giocare a 18 anni. Non mi divertivo molto, poi sono andato a lavorare ad Ancona e passando per il centro ho visto “Vieni a fare l’arbitro, un modo diverso di fare sport”, ho iniziato a fare il corso. C’era Renato Bonetti presidente e mi è piaciuto subito il percorso che avevo intrapreso.

Com’è cambiato nel tempo essere un arbitro?
Considero un punto di forza aver avuto la Sezione nel centro della città, in questo modo i ragazzi passavano spesso, a livello geografico era molto attrattiva; la presenza sia degli organi tecnici che dei ragazzi la rendeva viva.
La Sezione è la culla dell’arbitro, ci si raccontano le esperienze di campo e personali.
Quando ero organo tecnico avevo la possibilità di dare dei suggerimenti ai ragazzi per poterli aiutare nel loro percorso di crescita.
Anche il rapporto con gli altri OT era bellissimo, si stava tanto tempo insieme a lavorare sulle designazioni e dopo, terminati i lavori, si mangiava insieme.

Ci racconti qualcosa della tua esperienza da nazionale nel calcio a 5?
Nel calcio a 11 ho fatto la Promozione (ai tempi non c’era l’eccellenza e la categoria successiva erano gli scambi), me la giocavo per salire ma non ci sono mai riuscito (in quegli anni sono passati arbitri come Montebelli e Brignoccoli).
Mi sono buttato allora nel calcio a 5, mi hanno proposto al Nazionale e ho fatto 4 anni.
Ai raduni a Coverciano condividevo la camera con Gilberto Sacchi, quella camera lì però, quando si radunava la Nazionale, era quella di Tardelli e Cabrini!
Essere al nazionale mi ha dato la possibilità di viaggiare e di vedere l’Italia.

Senti che essere un arbitro ti abbia dato qualcosa in più nella vita quotidiana?
In campo un arbitro decide in poco tempo e può anche sbagliare, ma questo ti insegna ad essere equilibrato quando devi prendere delle decisioni per la tua vita. Mi ha aiutato ad essere più riflessivo, a cercare di ragionare e ad essere meno impulsivo.
Mi divertivo in quello che facevo, non ho mai contestato i miei OT perché non mi hanno promosso.
Ripensando al mio percorso devo dire che anche se non sono stato nelle massime categorie mi sono divertito tanto.

Un consiglio per i nostri arbitri?
L’arbitro bravo è quello che sbaglia meno, per fare questo è necessario allenarsi tanto e conoscere a menadito il regolamento. La terza cosa importante secondo me è l’intuizione e quella purtroppo o ce l’hai o non ce l’hai.

Matteo Varagona

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Dionisi: “Se vuoi andare da qualche parte, devi correre almeno il doppio”

15 Aprile 2022 da A.I.A. Ancona

Nei giorni scorsi si è svolta la dodicesima Riunione Tecnica stagionale per gli associati anconetani: relatore della serata è stato l’arbitro in forza alla Commissione Arbitri Nazionale Serie A e B Federico Dionisi, appartenente alla Sezione de L’Aquila.

L’ospite è stato accolto dal Presidente Sezionale Fabrizio Ricciardi nei locali del palazzo della FIGC, in un’aula piena di associati: dai giovani ragazzi che hanno da poco superato l’ultimo corso fino ai benemeriti più anziani.

La serata si è aperta con un video di presentazione realizzato ad hoc, riprendendo le immagini di Federico in azione nei terreni di gioco della Serie A e B.

Tema della lezione è stato l’errore. Attraverso i filmati delle proprie gare, commentati con l’interazione della platea, Dionisi ha infatti ricordato l’importanza di riconoscere i propri errori.

“Bisogna capire dove nasce lo sbaglio per non incapparci la volta successiva – ha affermato il fischietto aquilano -. Per migliorarsi bisogna lavorare dietro la svista e non pensare che sia stata solo sfortuna; bisogna essere forti nell’andare avanti e dire ‘Ho sbagliato, ma ora faccio meglio’. Mai soffermarsi sull’errore commesso – ha ricordato Dionisi – in questo modo si eviterà di commetterne altri”.

A sostegno delle sue tesi, Federico ha poi riportato una citazione di Thomas Alva Edison: “Io non ho fallito 2000 volte nel fare 1 lampadina… semplicemente ho trovato 1999 modi su come non va fatta una lampadina”.

“Nell’arbitraggio serve equilibrio – ha dichiarato l’ospite – quando si è sul terreno di gioco si ha uno zaino nel quale vanno messe tutte le decisioni, perché se pensiamo alle azioni come a dei compartimenti stagni il rischio è quello di assumere delle decisioni che non sono in equilibrio le une con le altre”.

Un altro consiglio che i fischietti dorici hanno sicuramente fatto loro è che bisogna lavorare sodo, specie sui propri errori, per raggiungere gli obiettivi, d’altronde come scriveva Lewis Carroll: “Se vuoi andare da qualche parte devi correre almeno il doppio”.

Terminato il suo intervento, il Presidente Ricciardi ha ringraziato Dionisi della lezione impartita agli associati, sottolineando come “I ventuno ragazzi dell’ultimo corso hanno tratto di certo buoni consigli da mettere subito in pratica nelle prime gare”.

Proprio i nuovi arbitri poi si sono visti consegnare le divise dall’ospite, momento emozionante e simbolico che denota quanto la passione accomuni un arbitro di Serie A e un giovane neo-immesso.

Nella copertina: Gli arbitri neo-immessi con il Presidente Fabrizio Ricciardi e Federico Dionisi.

Nella gallery:
Primo piano su Dionisi;
Sguardo alla platea;
Dionisi consegna la propria divisa al Presidente Ricciardi;
Il Presidente Ricciardi omaggia l’ospite al termine della riunione.


Articolo di: Matteo Varagona
Fonte: www.aia-figc.it

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Ma(r)che CRAnde lezione!

7 Aprile 2022 da A.I.A. Ancona

Lunedì 4 aprile, presso i locali della FIGC si è tenuta la visita della commissione CRA Marche alla Sezione di Ancona.
I lavori sono cominciati nel tardo pomeriggio con i colloqui divisi per organici. Al termine degli stessi è iniziata la riunione vera e propria aperta dal Presidente di Sezione Fabrizio Ricciardi.

Ha preso poi la parola il Presidente CRA Riccardo Piccioni che ha presentato la sua squadra: Eleonora Giampieri (Responsabile Segreteria), Rito Briglia (Responsabile OA), Cristian Cudini (Responsabile 1’ categoria), Henry Gullini (Responsabile 2’ categoria, SGS e femminile), Alessandro Masini (Amministrazione), Paolo Giammarchi e Fabio Passarini (Componenti Calcio a 5). Assente Nicola Nicoletti (Responsabile AA).

Tutti loro hanno voluto fare un piccolo intervento ricordando che la sezione è un luogo importante: si parte e si finisce lì.
Abbiamo detto più volte che l’arbitraggio è un grande formatore, Gullini però ha tenuto a specificare come lo sia non solo perché ci mette in relazione con i calciatori ed i dirigenti, ma per come ci permette di interagire tra di noi: al polo e nei raduni, con i nostri competitor per la categoria superiore che spesso sono nostri amici. L’arbitraggio ci insegna a dare il meglio di noi nella competizione senza dimenticare il valore umano che ci lega con gli altri.
Altro tema, portato avanti da Briglia, è quello di mettersi in discussione, mai accontentarsi, avere fame. Diverse squadre postano le immagini della partita, rivedendo il video bisogna mettersi in discussione, solo così si ottengono i risultati.

Prima di cominciare con la parte tecnica, il Presidente Piccioni si è voluto raccomandare con gli associati dorici di prestare attenzione nell’utilizzo dei social e dell’importanza di fare squadra all’interno dell’Associazione. In campo si commettono degli errori ed è importante resettare ed andare avanti. Così nella vita di tutti i giorni, ed in particolare con i colleghi, l’Arbitro è quello che quando commette un errore lo riconosce, chiede scusa e va avanti cercando di fare sempre meglio.

Successivamente con l’ausilio di video delle categorie della nostra regione, Piccioni e Briglia hanno voluto commentare degli episodi, soffermandosi sui temi di collaborazione e body language.
Siamo una squadra, perciò sul terreno di gioco si collabora per arrivare a prendere la decisione corretta. Sul body language l’attenzione è quella di essere credibili attraverso il proprio linguaggio del corpo per trasmettere sicurezza ai calciatori sul fatto che siamo convinti che stiamo assumendo la decisione corretta.

Al termine dei video, la serata è proseguita in un locale situato nelle vicinanze dove la Commissione ha continuato a vivere un momento conviviale con i ragazzi della Sezione di Ancona.

Matteo Varagona

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11° RTO

12 Marzo 2022 da A.I.A. Ancona

Giovedì 10 marzo è stata una giornata impegnativa per gli arbitri della Sezione di Ancona.
Le attività hanno preso il via nel tardo pomeriggio con gli allenamenti nei vari poli sezionali di Senigallia, Ancona ed Osimo.
Al termine della seduta, l’appuntamento è stato per tutti gli associati nella sala Renato Picchio per lo svolgimento della RTO.

La riunione si è svolta in maniera separata tra calcio a 11 e calcio a 5.

Per il calcio a 5 i relatori sono stati Roberto Rossini e l’arbitro CAN 5 Daniele Conti.

Tema della riunione del calcio a 11 è stato la differenza tra DOGSO e SPA. A spiegare le decisioni corrette da assumere sul terreno di gioco è stato Carlo della Bona, associato della sezione dorica nonché membro del Settore Tecnico per il modulo formazione e perfezionamento tecnico.

Carlo nella spiegazione si è avvalso dell’utilizzo di video preparati appositamente dal Settore Tecnico facendo intervenire la platea, in particolare i ragazzi che hanno superato l’ultimo corso arbitri.
Ha ricordato quanto sia importante l’allenamento per poter poi in gara essere in grado di trovarsi nella posizione migliore per poter valutare l’evento, scattare la fotografia e riconoscere subito se si tratta di fattispecie di DOGSO o di SPA per poi andare a prendere il provvedimento disciplinare corretto.

Terminati i lavori la serata è proseguita in una pizzeria nelle vicinanze dove si è condiviso un momento conviviale.

Matteo Varagona

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Accendiamo nuove emozioni

21 Febbraio 2022 da A.I.A. Ancona

debutti

Sono 7 i ragazzi, che di recente hanno superato il corso arbitri, ad aver fatto il loro esordio assoluto nella categoria Giovanissimi:
• Davide Camilloni
• Giacomo Ronconi
• Martino Pieroni
• Michela Angeli Temperoni
• Matteo Dhamo
• Stefano Scarpona

Abbiamo chiesto loro come è stata la loro prima partita in “giacchetta nera”.

Che esperienza è stata?
Tutti: All’inizio ero molto emozionato, il tutor mi è stato di aiuto, da fuori è difficile immaginare a quante cose deve fare attenzione un arbitro durante la gara ma, anche grazie alla presenza del tutor, mi sono concentrato su ciò che accadeva in mezzo al campo e posso dire di essermi divertito molto e di non vedere l’ora di tornare in campo per la prossima partita.

Che emozioni hai provato al fischio d’inizio?
Giacomo: Non sono abituato a fischiare, sentivo la responsabilità di quello che stavo facendo.
Martino: Appena mi è arrivata la designazione ero contento di essere stato scelto per il debutto. Al momento del primo fischio ero un po’ preoccupato di non venire accettato dai calciatori/dirigenti, invece hanno capito che era la prima partita e mi sono venuti incontro.
Davide: Al primo fischio ero molto emozionato, quasi timido. Durante la partita poi ho fischiato un calcio di rigore, mi sono sentito carico di responsabilità.

Siamo arbitri, oltre la partita c’è di più?
Stefano: Mi sono preparato per questo debutto a livello atletico e tecnico, ho guardato le classifiche e poi mi sono portato dietro 2 fischietti, doppi cartellini, matite.
Martino: L’allenamento è importante e avere la possibilità di avere vicino ragazzi che sono stati nelle categorie nazionali è molto stimolante, oltre al fatto che sanno darti consigli su come allenarsi bene e su come stare in campo.
Matteo: Prima pensavo all’arbitro come alla persona che va allo stadio e fischia durante la partita.
Ora vedo il lavoro che c’è dietro: l’allenamento, la preparazione tecnica nello studio del regolamento; devo dire che potersi allenare con i nazionali mi spinge a dare il massimo per puntare ad alti livelli.
Davide: Questo inizio mi è piaciuto molto, so che in questa Associazione ci sono diverse possibilità e voglio viverla fino in fondo.

Nella categoria Allievi ha invece debuttato Michele Gravina.

Primo passaggio di categoria, come stai?
Sono sincero, non mi aspettavo questa designazione, sono molto contento di questo primo salto di categoria e voglio impegnarmi per continuare la scalata.

Sei Arbitro da non molto ma sei già molto attivo, come lo stai vivendo?
Arbitrare mi diverte molto, quando sono sul terreno di gioco concentro tutto me stesso sulla partita. Ho giocato a calcio e so quanto è importante per un calcatore che l’arbitro faccia bene il proprio dovere, mi sento responsabilizzato so di fare una cosa importante.

Matteo Varagona

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La Sezione Siamo Noi | Luciano Piloni

21 Febbraio 2022 da A.I.A. Ancona

A.B. LUCIANO PILONI

Il benemerito di oggi ha 58 anni di tessera, è stato componente CRA e osservatore nella CAN 5. Ecco Luciano Piloni!

Come ti sei avvicinato all’arbitraggio?
Ho iniziato a fare l’arbitro perché ero incuriosito, nel periodo in cui mi sono iscritto c’era mio padre che era ancora in attività. Non c’è stata alcuna imposizione, ma era uno stimolo in più per fare bene e scalare le categorie. Sono arrivato come arbitro sino alla Promozione e poi per 2 anni in Serie D da assistente. Fuori dagli impianti di gioco ero nella Polizia Municipale, una vita in divisa con il fischietto in bocca!

Com’è la CAN 5?
L’avventura nazionale è stata molto bella, mi ha permesso di girare l’Italia e vedere grandi arbitri. Nonostante ne abbia visti a migliaia ancora mi ricordo trasferte particolari, come quella a Palermo o quella a L’Aquila in cui il campo era all’aperto e ai bordi delle strade c’era la neve.

Oggi si parla tanto delle donne, io ricordo con piacere che nel CRA Marche abbiamo lanciato Sonia Bolognesi che oggi è in organico CAN 5.

Alla fine ho dovuto scegliere se rimanere alla CAN 5 come osservatore o essere componente CRA.

La scelta è andata verso la tua regione. Tra i tanti arbitri che hai visto ti dice niente il nome Angelo Galante?
Ho seguito Angelo sin dall’inizio, il primo anno che lo volevano proporre mi sono opposto perché doveva ancora maturare. E’ stato proposto l’anno successivo ed il resto è storia. Ho ancora i referti delle sue gare. Sono contento che sia riuscito a raggiungere importanti traguardi internazionali all’interno dei palazzetti come arbitro in campo e che ora come dirigente sia responsabile della CAN 5 élite!

La bellezza di essere arbitro?
Mi piace stare in mezzo ai giovani. Fino a 2 anni fa, grazie alla deroga concessami dal Presidente Nazionale, ero osservatore a livello regionale. L’arbitraggio mi ha permesso di togliermi tante soddisfazioni.

Un consiglio per i nostri arbitri?
La preparazione atletica è importantissima, bisogna essere delle persone serie in campo e fuori, non devono poi mancare la motivazione e la volontà di arrivare. Queste secondo me sono le principali prerogative che un arbitro deve avere.

Dall’alto della tua esperienza, consiglieresti ad un giovane di iniziare il corso arbitri?
Sono contento che con l’ultimo corso più di 30 ragazzi (tra cui diverse ragazze) abbiano deciso di intraprendere questa esperienza.
Chi si tessera viene a fare sport gratuitamente e si inserisce in un contesto serio e sano dove impara a comportarsi.

Matteo Varagona

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Marco Marinelli in C1

17 Febbraio 2022 da A.I.A. Ancona

Lo scorso 4 Febbraio, nella sfida tra Castelbellino calcio a 5 e Pianaccio, ha debuttato nella categoria C1 di Futsal il nostro Marco Marinelli che ha risposto così alle nostre domande.

Ciao Marco, come sta andando la stagione?
Bene, sono molto contento di come sta andando la stagione.
Vorrei ringraziare il Presidente di Sezione Fabrizio Ricciardi per essermi stato “a fianco” e il Presidente regionale Riccardo Piccioni e i Componenti Futsal Paolo Giammarchi e Fabio Passarini per aver riposto fiducia in me e avermi designato per la Serie C1.
Sono soddisfatto di questo debutto, sapevo che avrei potuto esordire a breve anche se non me lo aspettavo subito dopo la pausa, alla prima partita del 2022.
Sono rimasto colpito.

Ti sei dedicato con grande impegno in diverse attività: sei stato Referente sezionale ed ora lo sei a livello regionale per la Rivista l’Arbitro.
Sì, mi sono dedicato molto alle attività associative in questi anni. Con l’aiuto dell’ex Presidente sezionale Angelo Galante, insieme a Jacopo Saccomani, negli anni abbiamo organizzato i raduni estivi a Spiaggia Romea dove davamo spazio all’allenamento e alla tecnica, alternandoli a momenti di svago e relax!

Tanti impegni ma anche tante soddisfazioni, come il raduno CAN 5 elité.
Stare con i top class Calcio a 5 è qualcosa di incredibile, è stato un gran privilegio poter partecipare come inviato per la Rivista.
Tra gli elitè si respirava il clima “di nicchia” dei nazionali, riservato ai soli arbitri di Serie A.

E hai incontrato Chiara Perona, arbitro della finale Campionato Europeo di Futsal.
Sì, ho avuto la fortuna di incontrarla diverse volte, perché anche lei è una Referente regionale, per il CRA Piemonte-Valle d’Aosta.

Da Referente sei molto attivo sui social, qualche consiglio su come usarli al meglio?
Iniziamo ricordando che ogni social ha le sue peculiarità: una foto su Instagram ha un peso differente rispetto a Facebook.
I social vanno saputi usare. Personalmente utilizzandoli per gli scopi associativi dell’AIA ho imparato tante cose per farne un uso più corretto e consapevole.
Se sei in un’azienda è giusto che incarni i principi etici che rispecchiano quell’azienda.
Bisogna pensar bene prima di pubblicare un post, immaginando chi lo potrà vedere. Certe cose si possono tranquillamente condividere tra amici, ma sui social vengono viste anche da altre persone e dunque il linguaggio dev’essere appropriato, perché il significato che possono assumere è diverso.

Matteo Varagona

Archiviato in: Designazioni

AA-Andrea Belogi

11 Febbraio 2022 da A.I.A. Ancona

Sabato scorso, a Capodarco di Fermo, la Futura 96 ha affrontato il Centobuchi MP, gara valevole per la 16’ giornata del girone B del campionato di Promozione Marche.
Ad esordire nella categoria nel nuovo ruolo di assistente c’era il nostro Andrea Belogi!

Ecco un estratto della nostra chiacchierata post-gara.

Ciao Andrea, sei entrato in un ruolo nuovo ed hai fatto il debutto nel campionato di Promozione, che cosa è cambiato, com’è vivere la partita in terna?
È un mondo completamente diverso rispetto a come ero abituato prima, adesso devo prendere confidenza col nuovo ruolo, ma mi sto già divertendo tanto.
Stare in terna mi suscita emozione, mi dà nuovi stimoli. Una novità è che ora mi sento più parte della squadra, già in macchina durante la trasferta in direzione dello stadio si crea un clima di affiatamento importante, in 1’ categoria ovviamente tutto questo non era possibile.

Come è andato questo debutto in Promozione?
Ci sono diversi aspetti che devo ancora migliorare, però mi piace quello che sto facendo.
Ero un po’ preoccupato all’inizio, volevo dimostrare di essere all’altezza. L’arbitro aveva curato la partita molto bene, analizzando con cura i dettagli ed i possibili scenari. Terminato il briefing mi sentivo più sicuro e in partita siamo andati tutti bene. Quando le cose vengono preparate con la giusta attenzione è più facile ottenere il risultato sperato.

Matteo Varagona

Archiviato in: Designazioni

La Sezione Siamo Noi | Gianluca Racchi

11 Gennaio 2022 da A.I.A. Ancona

gianluca racchi foto aia ancona

Gianluca Racchi è il benemerito con il quale oggi abbiamo fatto una piacevole chiacchierata, sulla sua vita tecnica ed associativa iniziata nella grande Milano e proseguita nella nostra Ancona.

Come prima cosa volevamo sapere come ti sei avvicinato all’arbitraggio?
Sono di Milano e andando a S. Siro, come tifoso di calcio, fecero l’annuncio per il corso arbitri. Devo ammettere che l’idea di ricevere la tessera per entrare gratis allo stadio era per me una grande attrazione. Decisi così di frequentare il corso organizzato dalla Sezione di Milano ed ho arbitrato la mia prima partita nella primavera del 1973.
A casa ho ancora l’articolo del Corriere della Sera che riporta la notizia, il mio corso era molto numeroso, più di 100 persone.

All’inizio del 2’ anno degli scambi (la CAI di allora ndr) non ho superato la visita medica per l’idoneità agonistica.
Avevo un Disturbo cardiologico passeggero, ma i medici non vollero sentire ragioni e non mi diedero l’idoneità. Vinsi il ricorso, ma ormai era passata tutta la stagione e ho fatto domanda per diventare OA dopo appena 10 anni di tessera.

Dal 1985 al maggio 2007 ho visionato 457 arbitri, di cui 322 in ambito nazionale, 996 se contiamo gli assistenti.

Hai iniziato a Milano, quando poi ti sei dovuto trasferire ad Ancona sei rimasto nell’AIA.
Non ho mai pensato di lasciare, perché l’ho vista come un’Associazione alla quale avrei potuto partecipare indipendentemente dalla città o regione in cui mi trovassi.
Nell’AIA si fanno tante conoscenze da cui nascono le amicizie.
Si tende sempre a pensare l’arbitro da solo, in realtà l’arbitro fa parte di un’Associazione nella quale si sta insieme.
Devo molto all’AIA come crescita sociale, ho conosciuto persone, ho visto tanti ragazzi.

Senti che essere un arbitro ti abbia dato qualcosa in più nella vita quotidiana?
Quando ho iniziato a fare l’osservatore ero giovanissimo, avevo 27 anni, e spesso mi capitava di essere più giovane o coetaneo dell’arbitro che andavo a visionare. La cosa all’inizio mi dava un po’ di difficoltà, ma è stato un percorso di crescita personale.

All’interno dell’Associazione hai ricoperto diversi ruoli: Vice Presidente di Sezione, Segretario CRA, OT in Sezione, tanta voglia di portare la tua conoscenza ai più giovani. Da dove arrivano questa passione e questa energia?
Per me che ho una certa età, stare in mezzo ai giovani è fonte di vita.
Devi essere sempre sveglio e fresco, è uno stimolo spaventoso. Mi ritengo giovane perché sto coi giovani e mi mancherà tanto quando non potrò più frequentare l’Associazione.
Vivere con i giovani mi mette in discussione, ma mi permette di essere sempre acceso.
Ritengo sia il merito di frequentare un’Associazione fatta prevalentemente di ragazzi, perché rispetto alle altre associazioni, l’AIA deve essere composta da giovani.
Non ho mai pensato di dare dimissioni dopo il mio percorso in nazionale. Ho smesso nel 2007 a 52 anni.

Non ho mai usato i ragazzi per raggiungere traguardi personali, non ho mai fatto pesare a nessuno dove sono arrivato come osservatore. Mi piace fare l’osservatore per aiutare i ragazzi a crescere. Arbitrare una partita prestigiosa, ottenere il passaggio di categoria… fino ad arrivare alla finale di Coppa del Mondo.

Com’è la CAN?
La CAN di oggi non è la stessa in cui ero presente io, il VAR ha raffreddato le tensioni della partita, è stata una svolta epocale per le partite che hanno milioni di spettatori. Il VAR ha tolto tante responsabilità ed errori all’AE.
Era una CAN passionale in cui non c’era posto per l’errore, i dirigenti delle squadre non vogliono ammettere la fallibilità dell’essere umano per nascondere i loro errori.

Cosa può insegnare un osservatore ad un arbitro professionista? Servono ancora gli OA o potrebbero gestire tutto i soli OT?
Sicuramente con l’avvento del VAR e gli orari delle gare condizionati delle televisioni il ruolo dell’osservatore ha perso una percentuale d’importanza.
L’osservatore allo stadio riesce a cogliere i particolari che dalla TV non si possono vedere.
Nel valutare l’episodio il video è un ottimo strumento, ma secondo me non si può valutare un arbitro per un episodio di 5-7 secondi su 95 minuti.

Il VAR e la TV hanno tolto una buona parte del ruolo dell’osservatore.
Non voglio dire che sia negativo, è l’evoluzione dell’analisi della crescita dell’arbitro.

L’arbitro più forte che hai incontrato?
Nei miei 8 anni alla CAN ho visionato tanti arbitri forti: Messina (ex OT CAN A), Orsato (miglior arbitro al mondo 2020), Rosetti (designatore UEFA), Rizzoli (finale Coppa del Mondo 2014), Rocchi (OT CAN), ma di fenomeni ne ho visto uno solo, Pierluigi Collina!
Collina nello spogliatoio era molto umile, al limite dell’imbarazzante. Quando si parlava degli episodi mi rifaceva la moviola, come se avesse davanti lo schermo. Aveva una grande memoria della partita, al punto che continuava lui la descrizione dell’evento.

A proposito di Rizzoli, a pagina 116 del suo libro “Che gusto c’è a fare l’arbitro”, Nicola racconta una tua visionatura.
In ogni visionatura ho cercato sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto.
Come racconta lo stesso Rizzoli nel suo libro, la partita non fu un successo.
Io però non mi sono mai soffermato sull’episodio. L’episodio non è un elemento importante nella valutazione della prestazione. A me interessa la totalità dei 90 minuti di un arbitro.
L’episodio può essere occasionale, può dire tutto o nulla di una prestazione.
Nel caso di Rizzoli, non mi sono fatto influenzare da due episodi negativi.
Dopo quella partita, l’arbitro ha capito i suo errori, ha lavorato duramente per migliorarsi ed è arrivato ad essere designato per la finale di Coppa del Mondo! In quella finale dei mondiali c’è un milionesimo di Racchi Gianluca in Ancona-Pistoiese.

Un aneddoto che vuoi raccontare?
Era uno dei miei primi anni di CAN, ero sceso nello spogliatoio e vedevo arbitri e calciatori darsi del tu. Sembrava un circo in cui i domatori conoscevano i leoni. Poi in campo diventavano i contestatori dell’arbitro. Finita la partita ritornava tutto in un ambente surreale, terminavano le contestazioni.

Al termine di una partita dissi all’arbitro di non sopportare le proteste. C’era un calciatore che ad ogni fallo lo contestava alzando le mani al cielo e l’arbitro se ne andava come se nulla fosse. Lui gesticolava come se stesse protestando, ma in realtà come l’arbitro si avvicinava gli faceva i complimenti. Agli occhi dei tifosi però, appariva come una contestazione. Si teatralizzava a livello scenografico.

Un consiglio per i nostri arbitri?
Un bravo osservatore deve guardare oltre al semplice fischio dell’arbitro. Deve vedere se c’è personalità, voglia di fare bene. Tutti sbagliamo, l’importante è non fermarsi davanti all’errore.
Anzi, dagli errori si trae giovamento, dopo un errore si fa di tutto per non ripeterlo.
L’arbitro assume migliaia di decisioni nell’arco di una partita e gli errori che commette sono un bagaglio di esperienza per la prossima gara.
Inoltre credo nel lavoro. I tanti campioni che ho visionato in Serie A sono arrivati perché hanno lavorato sodo.
Riprendendo l’esempio di Collina, lui i giorni antecedenti alla gara si preparava analizzando le squadre, i calciatori, le panchine. In campo riusciva così ad avere il controllo su tutto quello che accadeva all’interno del terreno di gioco, anche alle sue spalle.

Perché un ragazzo dovrebbe iniziare il corso arbitri?
Ho visto tanti ragazzi, pure mio figlio ha scelto di essere un arbitro e posso dire che l’arbitraggio, se lo personificassimo, sarebbe un grandissimo formatore. Ti aiuta a crescere come persona, ti aiuta a trovare l’equilibrio nelle cose, ti instaura un senso di giustizia e ti insegna a sopportare anche alcune ingiustizie che possono capitare nell’arco della vita.
Un atleta con l’arbitraggio diventa Uomo.

Matteo Varagona

Archiviato in: News

La Sezione Siamo Noi | Marcello Esposito

3 Gennaio 2022 da A.I.A. Ancona

marcello esposito sezione di ancona

Il benemerito di oggi ha 46 anni di tessera, sul campo è arrivato fino alla serie D, a livello associativo si è speso tanto ricoprendo diversi incarichi a livello sezionale tra cui quello di Presidente di Sezione.
A livello regionale è stato componente CRA.
Ha ricevuto il premio Fabio Monti nel 2004.

Come prima cosa volevamo sapere come ti sei avvicinato all’arbitraggio?
Avevo un gruppo di amici che avevano fatto il corso l’anno prima di me.
Mi aveva incuriosito e così a 16 anni (allora era l’età minima per poter iniziare ndr) sono andato a fare il corso.

Com’è cambiato il calcio da quando hai iniziato?
Era bellissimo, nonostante gli impianti fossero fatiscenti, specie se li compariamo a quelli odierni, e i terreni di gioco li trovavi spesso in terra, mentre oggi sono quasi tutti in sintetico.

A livello di società c’era una base dilettantistica forte, erano pochi i calciatori che venivano pagati ed erano dei top player per la categoria.
I dirigenti erano dei veri e propri factotum. Oggi invece c’è una maggiore specializzazione, c’è un dirigente che svolge solo la funzione di massaggiatore, medico…

Una gara che ti ricordi più di altre?
Sono stato per 4 anni negli scambi e 4 in serie D, ci sono state molte partite impegnative ma non ho mai vissuto brutti episodi.
L’ultima partita in serie D sapevo che sarebbe stata l’ultima, era uno spareggio, la perdente sarebbe retrocessa. Al termine della gara, la squadra che ha perso mi ha salutato dicendomi: “Ci dispiace retrocedere, l’anno prossimo non ti possiamo più avere”.

Un aneddoto che vuoi raccontare?
Al termine di una gara molto tesa, i Carabinieri mi consigliarono di prendere una strada secondaria.
Era freddo e c’era la neve, mentalmente ero stanco perché in campo avevo tenuto la concentrazione al massimo per tutta la durata della gara… ho cappottato con la macchina ma fortunatamente ne sono uscito indenne.

L’arbitro più forte che hai incontrato?
L’arbitro più forte è un ragazzo che però non è arrivato da nessuna parte, Silvano Pucci, salì con me agli scambi ma poi diede le dimissioni.
Riusciva a fare le cose con straordinaria naturalezza, era fortissimo atleticamente ed aveva una grande personalità, era un arbitro nato.
Andai a vedere una sua partita per cercare di trarre degli spunti. Faceva cose che io non mi sarei mai sognato di fare… è un peccato che abbia smesso.

Com’è cambiata la formazione dell’arbitro rispetto a quando tu eri arbitro e quando eri al CRA?
Oggi ci sono degli strumenti avanzati, ai miei tempi non c’erano i video, né quelli delle grandi manifestazioni validati dal Settore Tecnico, né quelli dei campionati regionali. Anche le occasioni di incontro erano inferiori rispetto a quelle delle ultime stagioni.

Hai svolto tante attività all’interno della sezione, cosa ti ha spinto a metterti così in gioco?
Sono diventato Presidente di Sezione a 40 anni, avevo smesso di arbitrare da 10, non avevo alcuna ambizione di carriera. Mi sono messo al servizio dell’Associazione che negli anni mi aveva dato tanto e volevo restituire qualcosa.
A quel tempo il Presidente di Sezione veniva nominato e quando Gilberto Sacchi mi ha chiesto di fare il Presidente gli ho detto di sì. Sapere di essere ritenuto un valido elemento per ricoprire quel ruolo è stato per me un grande onore, penso sia stato il momento più emozionante della mia carriera.

Per alcuni la sezione diventa una seconda famiglia, tu forse sei uno degli innovatori che ha portato la famiglia in sezione?
La sezione di Ancona è sempre stata aperta alle famiglie. Negli anni 60 si organizzavano le crociere, ai raduni si veniva accompagnati.
Mia figlia Beatrice ha seguito tante volte la nostra banda e l’altra figlia, Arianna, ha recitato nella commedia organizzata dalla sezione “L’elogio del fuorigioco”, a cui hanno preso parte anche i familiari di altri associati.

Se sono rimasto per 46 anni all’interno dell’Associazione è perché sono entrato subito nel gruppo dirigente della sezione, sono innamorato della vita sezionale.
Una volta terminati gli stimoli tecnici in molti abbandonano, invece se ci sono delle amicizie è normale rimanere legati anche dinanzi alle delusioni tecniche.

Anni fa la sezione era aperta quasi tutti i giorni e lì nascevano amicizie, si stava insieme, per tanti era una seconda famiglia, per alcuni è stata addirittura la prima.

Com’è essere un Presidente di Sezione?
È bellissimo perché conosci tutti i tuoi associati. Tanti ragazzi venivano da me a confessarsi anche per problemi familiari.
Purtroppo alle volte è anche doloroso. Nel mio ultimo anno di presidenza sono morti Fabio Monti e Roberto Criminesi, quest’ultimo in un incidente stradale venendo a riunione la sera.
È una cosa a cui penso, perché è morto giovanissimo, mi ha segnato profondamente.
È un’esperienza bella che auguro a tutti di poter vivere, è molto intensa.
Come ogni padre di famiglia gioisci dei risultati positivi dei tuoi ragazzi e sei triste se qualcosa non va.

Che effetto fa ricevere il premio Fabio Monti?
Il premio Monti è nato con me, io ho deciso di dedicargli il premio a livello regionale.
Dopo qualche anno l’ho preso anche io ed è per me motivo di grande orgoglio.

Senti che essere un arbitro ti ha dato qualcosa in più nella vita quotidiana?
Il fatto di decidere in mezzo al campo dinanzi a 40 tra calciatori e dirigenti e 100 spettatori ti porta ad una maturità che tanti altri non hanno.
Dal punto di vista lavorativo, quando il datore di lavoro sapeva che ero un arbitro ne rimaneva impressionato.
A livello nazionale impari ad organizzarti trasferte, vedi posti nuovi, conosci gente, è una crescita personale importante.

Un consiglio per i nostri arbitri?
Impegnarsi sempre, dare sempre il massimo, allenandosi, studiando il regolamento.
Nei primi anni ’80 eravamo circa 6-7 ragazzi tra gli scambi e la serie D, ma il nostro era un gruppo affiatato, non c’era invidia, si dava il meglio per riuscire più dell’amico.
Andare sempre concentrati alle partite, non mollare mai nonostante le difficoltà. Crederci sempre, cercare sempre di fare bella figura rispettando tutte le persone con cui vieni a contatto.
A distanza di anni incontro persone che ancora si ricordano di me e mi chiamano Sig. Arbitro.

Matteo Varagona

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